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F.I.A.T. - TOPOLINO "A"

di Vincenzo

La frenesia e la passione di poter finalmente guidare un'auto tutta nostra aveva da tempo coinvolto il mio amico e me. L'inconveniente era  che non si era ancora in possesso della patente ufficiale e, quel che è peggio, il danaro necessario per permetterci il lusso di comperare una vettura. La volontà, il pensiero e la risolutezza di poter realizzare il sogno era diventato un incubo giornaliero. Se ne discuteva incessantemente nell'ardua ricerca di una qualche soluzione che consentisse poter realizzare il sogno. Nel frattempo con l'ausilio dei nostri rispettivi padri, avevamo da tempo iniziato a fare scuola guida e a distanza di pochi mesi, dopo aver ottenuto finalmente la patente, ci si sentiva entusiasticamente provetti piloti; quindi lo scopo di avere una nostra vettura si faceva sempre più impellente.

Un pomeriggio l'amico raggiante di gioia, si presenta a casa dichiarando che una certa Signora desidera disfarsi della propria vettura, vendendola. Aggiunge di aver già preso contatto con la proprietaria e che la stessa ci aspetta quella stessa sera perché si possa prendere visione del mezzo e, pertanto addivenire ad un compromesso di compra-vendita. All'ora stabilita, quali provetti intenditori di motori e vetture ci presentiamo a casa della Signora che prontamente ci accompagna nel garage sottostante la casa, scarsamente illuminato dove notiamo parcheggiata un FIAT - Topolino - Tipo "A", decapotabile. Sebbene un po' frastornati , onde non destare sospetti e sempre più fiduciosi di poterci esprimere nella guida di una vettura tutta nostra, iniziamo ad esaminare sommariamente "il Topolino" : pneumatici, motore, carrozzeria, verniciatura, fanaleria, arredamento interno, funzionamento del motore che dopo qualche tentativo parte emettendo una gran nuvola di fumo nero dalla marmitta.

Quest'ultima emissione di gas inquinante, irrespirabile ci fa desistere dal continuare l'ispezione per rientrare a casa della Signora  e consultarsi sul da farsi!!....Si chiede alla Signora perché mai desideri disfarsi del proprio mezzo ed eventualmente a che prezzo.

L'interessata, assolutamente imperterrita risponde che lo scopo della vendita è da attribuirsi alla volontà di comperare un mezzo più attuale e spazioso  e quindi, disfarsi del "Topolino" ormai un po' troppo antiquato, ma perfettamente funzionante, per come avevamo potuto “constatare”.

Facendo leva sulla dichiarazione della Signora che poco prima aveva affermato che il mezzo era piuttosto antiquato, dichiariamo la nostra disponibilità a comperarlo ad un prezzo che fosse conciliabile con la "veneranda" età della vettura.  Sempre imperturbabile, la Signora dichiara essere perfettamente cosciente di non farsi passare neanche dall'anticamera del cervello dover "turlupinare" due giovani ragazzi interessati a comperare il piccolo vetusto mezzo e chiede l'ammontare di 60 $ etiopici; spese di passaggio a carico del compratore.

Dopo un vivace battibecco ed un generoso caffè offerto dalla proprietaria, si raggiunge l'accordo che il prezzo di $ 60 veniva reciprocamente accettato, ma le spese di voltura rimanevano a carico della proprietaria. Su un pezzo di carta  ( con reciproca fiducia) viene scritto, stabilito e sottoscritto che nell'arco di 2 mesi saremmo tornati con il contante per poi proseguire al trasferimento di proprietà e il conseguente ritiro della vetturetta. Dove recepire il danaro per la vettura??... L'inventiva e le scuse non ci mancavano davvero!!!...  Si comincia a vendere : bottiglie vuote e scatole di olio vecchie ai "tiè-tiè".(ragazzi Eritrei che comperano e riciclano materiale già usato) Le scuse nei confronti dei genitori  vengono sostenute dall'assillante richiesta di dover comperare : graphos, china, matite, penne, fogli formato "A2" per disegni tecnici di ogni genere, quaderni, album e quant'altro potesse essere componente essenziale per lo sviluppo di compiti ed elaborati scolastici. L'amico, tra i ferri vecchi del cantiere del padre rileva : picconi, vanghe, vecchie carriole, chiodi arruginiti e vende il tutto ad un rappresentante del Caravanserraglio. Alla scadenza dei 2 mesi la somma viene regolarmente racimolata e finalmente si viene in possesso dell'agognata vettura che l'amico consiglia di parcheggiare nel cortile di casa mia. 

Mio padre rientrando a casa nel pomeriggio nota il "cadavere" e chiede di chi fosse  e perché mai si trovasse nel nostro cortile. Preso alla sprovvista e avendo un ottimo rapporto confidenziale con papà, chiedo venia e comprensione raccontando "per filo e per segno" quanto è stato macchinato pur di avere una vettura.  Papà più o meno divertito della marachella, osserva da vicino il mezzo e dopo essersi fatto una sardonica risata esclama : "E' tutta roba vostra, ora dovrete imparare a mantenerla onde non incorrere in spiacevoli incidenti; io non potrò intervenire in vostro soccorso!!!....) Nello stesso tempo anche tutti gli altri membri delle famiglie vengono informati e in certa misura otteniamo un benevolo benestare. Ora la vettura è in cortile e possiamo esaminarla alla luce del sole e con tutta calma per verificare eventuali danni che possano esserci sfuggiti nella prima visita. Tolti i tappetini, il fondo è letteralmente arruginito e pieno di buchi. Si rimedia sovrapponendo due fogli di lamiera piuttosto spessi a scanso doverci ritrovare a spazzolare l'asfalto con le scarpe. Fanaleria nell'insieme funzionante, ma gli stop non si accendono. Siamo fortunati, nel portabagagli troviamo una scatoletta con lampade di riserva che ci permettono di rimettere in funzione gli stop dei freni. Gomme apparentemente buone, risultano consumate per almeno il 60%; tengono decentemente la pressione  e possono essere ancora utilizzate, sebbene con precauzione. Prova frenata allarmante e deludente. Una ruota blocca, l'altra frena poco, le altre non frenano del tutto. L'accertamento dei ferodi e dei tamburi è rimediabile. Dallo sfasciacarrozze con pochi soldi possiamo comperare 6 ferodi discreti e due tamburi poco consumati. Fatte le opportune sostituzioni dell'apparato frenante e del relativo olio che sembrava fango, la macchina frena "male", ma frena. Prova motore; la situazione si presenta preoccupante; il motore consuma più olio che benzina!!!..... Ci rivolgiamo ad un amico meccanico che impietositosi ci cambia le fascie elastiche, smeriglia le valvole, spiana la testata, sostituisce l'olio e due giorni dopo ci riconsegna il "moribondo". Il motore ora è come nuovo e non fuma più. Qualche altro piccolo ritocco alla carrozzeria ed ai paraurti, ci consente di azzardare qualche spostamento in città. Non siamo totalmente delusi, la vettura "bene o male" funziona e ci scarrozza un po' dappertutto.

Gongolanti del successo ottenuto, trasmettiamo la notizia ad altri due amici proponendo la sfida di recarsi a Massawa (cittadina sul Mar Rosso, detta anche la perla del Mar Rosso) con il Topolino decapotabile. Onde non surriscaldare il piccolo mezzo, ci si accorda di partire in un tardo pomeriggio. Imboccata la strada che scende al mare, le impervie discese vengono affrontate con le marce alte; i pezzi in falsopiano a folle ed uso oculato dei freni.  Il motore non soffre e la vettura scende  a discreta velocità. Verso le 5 del mattino siamo in Piana  d’ Dala (distesa desertica e molto calda) dove un caldo intenso e afoso ci investe. Io e l'amico comproprietario ci si da il cambio alla guida; gli altri due sono accartocciati come sardine sui sedili posteriori. Ad un certo punto uno dei fari abbaglianti si spegne. Pazienza procediamo con un solo faro; ci si vede comunque. All'improvviso un sibilo assordante. E' chiaro che l'acqua del radiatore è in surriscaldamento. Ci si ferma e aperto il portellone anteriore del motore, con l'aiuto di una torcia elettrica si ha la prova che l'acqua è in ebollizione. Propongo di fermare la vettura , staccare il portellone per un raffreddamento più efficace, legarlo alla gomma di scorta dietro la macchina e lasciare che si raffreddi un po'. Man mano che passa il tempo, il sibilo diminuisce  fino ad estinguersi. La vettura deve essersi raffreddata e possiamo riprendere il viaggio. Intanto comincia ad albeggiare ed il chiarore del sole che sorge ci permette di avere una visuale più nitida d'insieme. Spegniamo il faro abbagliante e proseguiamo con i fari anabbaglianti. Alle porte di Massawa il sibilo si rimanifesta all'improvviso ed uno zampillo d'acqua bollente si sprigiona dal foro d'uscita del tappo del radiatore per andare a colpire , con una parabola i malcapitati seduti dietro, procurando ustioni sulle spalle nude ovviamente. Le urla di dolore e lo zampillo fumante che notiamo sovrastare le nostre teste, impone una nuova secca fermata. Si scende tutti dalla vettura; gli ustionati cercano di lenire il bruciore gettandosi reciprocamente dell'acqua che era nelle borracce, ma è peggio. Consiglio di non eccedere con questa operazione che peggiora la situazione; sarà sufficiente saper essere pazienti e aspettare che col tempo il dolore si attutisca.Con tutte le precauzioni e la mano destra fasciata da un pesante pezzo di tela  apro lentamente il tappo del radiatore e lascio sfogare il vapore che fuoriesce copioso. Aperto il tappo mi rendo conto che siamo quasi a secco di acqua nel radiatore. Ne abbiamo ancora un po' nelle borracce; riaccendo il motore e con altrettanta cautela faccio scorrere l'acqua all'interno dell'incandescente radiatore. La fortuna ci assiste, passa di lì una carovana di cammellieri ; chiediamo dell'acqua e questi gentilmente riempiono le nostre borracce, facendoci capire che a pochi Km. c'è un piccolo fiume dove possiamo attingere altra acqua. E' stata la provvidenza; trovato il fiume, rimbocchiamo il radiatore e infine siamo a Massawa.

Ci accordiamo per un meritato bagno a Gurgussum, (meravigliosa spiaggia vicina alla città) dove possiamo anche rifocillarci per poi decidere il rientro in Asmara. (città capitale dell’Eritrea) Gli autisti possono godere di un salutare bagno nell'acqua di mare, mentre gli ustionati che stanno già meglio debbono accontentarsi di una lunga fresca doccia. Abbiamo ancora la forza di mangiare avidamente  e quindi, stremati dalla fatica ci rifugiamo all'ombra di un muro dove ci si addormenta pesantemente. Al risveglio, uno sguardo all'orologio, indica che sono già le 3 del pomeriggio. Abbiamo appena il tempo per un'altro bagno, mangiare qualcosa, aspettare l'approssimarsi del tramonto, fare ampia scorta di acqua e quindi  riprendere la strada del rientro (incrociando le dita). Affrontiamo il percorso della Piana Dala  a basso regime di giri, mantenendo la quarta marcia il più a lungo possibile. Ogni tot. km., ci si ferma, si rimbocca il radiatore e si riparte. La tecnica adottata e il fresco della sera consentono di raggiungere i primi contrafforti delle montagne che salgono verso l'altopiano. Il fresco si intensifica ed il rombo del motore  acquista energia  consentendo di viaggiare a velocità accettabile.  La temperatura del radiatore è mantenuta costante ; il sibilo non c'è più. A Dongollo (cittadina a metà strada tra Massawa e Asmara) un rapido controllo ci conferma che tutte le parti meccaniche sono ok e si può tranquillamente proseguire. Affranti, stanchi, affaticati, alle 11.00 di sera superiamo il Crematorio Indiano: Siamo a casa; abbiamo imprudentemente vinto la sfida che da Asmara ci ha portato a Massawa e ritorno con l'eroica  FIAT - TOPOLINO - SERIE "A" DECAPOTABILE del 1936

  Vincenzo