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COCCODRILLO  CANNIBALE

 

Se la memoria non mi tradisce erano gli anni tra il "60 ed il "70. L'allora Presidente Americano J.F.Kennedy, con opportuno decreto presidenziale stabilì che i futuri militari, in sostituzione del sevizio di leva, si sarebbero potuti impegnare a sostegno umanitario delle popolazioni diseredate del "terzo mondo", istituendo il "Peace Corps" che consentiva l'invio di  parecchie centinaia di giovani americani con destinazione ai questi paesi, allo scopo di alfabetizzare le persone dei villaggi , fornire un sostegno morale; nonché per quanto possibile anche materiale.

 

 

 

 

In quel periodo, occasionalmente mi trovavo nella zona dell'Omo Bottego (Etiopia del Sud)  dove si effettuavano rilevamenti topografici per una erigenda strada, quando giunsero una decina di ragazzi americani del "Peace Corps" che allestirono il loro campo proprio prospiciente al cantiere vicino al fiume Baro.

Ovviamente da subito si instaurò un rapporto di amicizia e, per quanto il mio Inglese fosse ancora parecchio maccheronico cercai di soddisfare tutte le curiosissime domande che i ragazzi mi ponevano: sul territorio, sulle condizioni climatiche, sugli abitanti del luogo, sulla flora, sulla fauna  e le loro esclamazioni di sorpresa "WAOW" si sprecavano. Data la loro giovane età e l'entusiasmo di trovarsi al limite del mondo, in Africa; l'alfabetizzazione e tutti gli altri impegni, passavano in secondo piano per dare prevalenza a safari e battute di caccia, sebbene il loro armamento fosse rappresentato da carabine calibro "22" e qualche vecchio residuato di pistola a tamburo.

 

 

 

 

Passando dalla zona una guida turistica  e cacciatore di professione (Franco, se non erro) che accompagnava una comitiva turistica, notata la presenza  degli euforici ragazzi americani, raccomandò loro di non azzardare fare il bagno nelle acque del fiume Baro, aggiungendo che vi si trovava un enorme coccodrillo cannibale che già in altra occasione aveva attaccato un'imprudente bambina del posto dilaniandola. Gli sprovveduti ragazzi, spavaldamente ridicolizzarono l'informazione dichiarando : "we don't care; we are not afraid".... (a noi non interessa, non siamo spaventati)....

Franco rinnovò ancora una volta il suo consiglio; poi vista l'indifferenza degli interessati si allontanò. I ragazzi, volendo dar prova del loro infondato coraggio, di li a poco si immersero nel fiume raggiungendo a nuoto una piccola isola semicircolare al centro del fiume dove sedettero in cerchio, lasciando penzolare le gambe nell'acqua torbida e limacciosa, schiamazzando. Pochi minuti dopo  un ragazzone di mt. 1.80, attanagliato ai piedi dalle fauci del coccodrillo, in un baleno, senza poter proferire parola, fu trascinato su fondo del fiume. I compagni terrorizzati, annaspando spaventati, riuscirono a raggiungere la riva, armarsi delle loro inefficienti carabine e pistole con la pretesa di poter uccidere il famigerato, vorace coccodrillo.

 

 

 

 

 

 

Franco allertato dell'accaduto, si precipitò sul posto ed impose di non sparare un sol colpo, altrimenti se l'animale si fosse inabissato ferito, avrebbero potuto perdere la salma del giovane. Garantì che avrebbe ucciso lui stesso il coccodrillo essendo armato di carabina " W. 3006" che poteva penetrare la spessa pelle dell'animale e perlomeno recuperare il corpo dell'uomo. Quello stesso pomeriggio ebbe l'occasione di vedere il grosso rettile dall'altra sponda del fiume, dove sotto alcune mangrovie, a bocca aperta stava digerendo il malcapitato. Un singolo colpo con una palla espansiva colpì alla testa il mostro che chiusa la bocca morì all'istante. I colleghi disperati, piangevavo dirottamente, consci che nel ventre del vorace rettile c'era il corpo esanime del loro compagno.

 

 

 

 Le autorità della polizia, dell'Ambasciata Americana e del Reparto Sanitario  di Addis Abeba, vennero immediatamente avvertite via radio e di li a poco raggiunsero il posto con l'ausilio di un elicottero militare. Trainato sulla sponda opposta, al mostruoso rettile da  4 quintali, venne aperto il ventre e i resti smembrati del giovane furono recuperati e inviati alla famiglia in America. 

              

                                                                                                                               Vincenzo